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gennaio 08, 2016 - WWF

La Befana del WWF dice no al carbone

Il carbone dolce che la Befana porta tradizionalmente ai bambini il 6 gennaio è l’unico carbone che piace all’ambiente, mentre il vero carbone è un combustibile  fossile che minaccia la nostra salute e il clima ricorda il #wwf. Come riporta il dossier curato dalla campagna del #wwf ‘No al carbone, si al futuro’, a parità di energia prodotta questo combustibile fossile rilascia in atmosfera, nei terreni e nelle acque, le maggiori quantità di inquinanti ed è inoltre la principale minaccia per il clima del pianeta, visto che le emissioni di CO2 provenienti dalla combustione del carbone arrivano a essere del 30% superiori a quelle del petrolio e del 70% superiori a quelle del gas naturale.
Per il 2016 il #wwf chiede al Presidente del Consiglio Renzi un piano di rapida uscita dal carbone che preveda tappe precise e disincentivi che impediscano agli operatori di privilegiare l’uso delle centrali a carbone che emettono più CO2.
Un impegno finora disatteso, nonostante il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il 22 giugno 2015, agli Stati Generali sul Clima, avesse affermato che: “Oggi il nostro nemico è il carbone” e annunciato provvedimenti entro sei mesi. Il #wwf ricorda che, dopo l’accordo di Parigi, che ha sancito la volontà di limitare il riscaldamento globale a 1.5°C, occorre che nuove iniziative vengano messe in atto dai governi, dalle città, dalle aziende e dai cittadini, in collaborazione tra loro, perché il taglio delle emissioni sia più radicale e rapido, come indicato dalla comunità scientifica.
 
E’ necessaria un’azione forte per la chiusura del carbone in Italia e il lancio della decarbonizzazione dell’energia e dell’economia. Bisogna agire subito per avviare la transizione dall’attuale modello di sviluppo, incentrato sui combustibili fossili, a un modello “green”, basato sull’efficienza energetica e sulle rinnovabili, valorizzando le opportunità derivanti dall’applicazione dei criteri dell’economia circolare e dallo sviluppo di soluzioni eco-innovative nell’energia, nei trasporti, nell’edilizia, ecc.
 
Le Regioni italiane possono iniziare sin da subito dando il via a politiche di contrasto al cambiamento climatico, in linea con la risoluzione approvata dalla Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali e dal Consiglio Regionale della Liguria che chiede di ridurre la CO2 del 50% invece del 40%, come concordato su scala europea.
 
Il 28 Gennaio a Roma, presso il salone centrale ENEA, si terrà l'evento di presentazione dello studio, realizzato da ENEA su incarico del #wwf Italia, dal titolo "Liguria Zero Emission: i primi passi verso un modello di sviluppo regionale eco-sostenibile".
 
Sul sito dedicato alla campagna del WWF è pubblicata la recente edizione del rapporto ‘Carbone: un ritorno al passato inutile e pericoloso’ dove si legge che ‘attualmente in Italia sono in funzione 12 centrali a carbone alcune delle quali sono vecchie, usano tecnologie obsolete e sono attive nel bel mezzo di aree urbane densamente abitate. Questi impianti nel 2014 hanno contribuito a soddisfare solo il 13,5% del consumo interno lordo di energia elettrica con circa  43.455 GWh, ma hanno emesso oltre 39 milioni di tonnellate di CO2 corrispondenti a quasi il 40% di tutte le emissioni del sistema elettrico nazionale.
 
E’ il carbone tra tutti i combustibili fossili quello che minaccia di più la nostra salute, rilasciando in atmosfera, nei terreni e nelle acque le maggiori quantità di inquinanti a parità di energia prodotta, oltre ad essere la principale minaccia per il clima del pianeta.
 
Se si chiudessero tutte le centrali elettriche alimentate a carbone in Europa si eviterebbero oltre 18.200 morti ogni anno, si risparmierebbero 2.100.000 giorni di cure farmacologiche e fino a 42,8 miliardi di euro l’anno in costi sanitari, secondo l’associazione europea Heal - Healt and Enviroment Alliance.  L’Italia, con una potenza elettrica installata di circa 122 GW, a fronte di una punta massima della domanda di quasi 59,4 GW (raggiunta il 21 luglio 2015 a causa delle condizioni di caldo eccezionale), ha una sovrabbondanza di centrali termoelettriche (overcapacity) che fa sì che già oggi gli impianti funzionino a scartamento ridotto, con un assurdo aggravio di costi per i cittadini. Il nostro Paese, quindi, può e deve abbandonare gli impianti a carbone,  puntando su efficienza energetica, fonti rinnovabili, sistemi di accumulo e reti elettriche  intelligenti.

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