Cookie Consent by Free Privacy Policy website Covid: Coldiretti, da coltivazione tabacco 50mila posti di lavoro
dicembre 09, 2020 - Coldiretti

Covid: Coldiretti, da coltivazione tabacco 50mila posti di lavoro

La coltivazione del tabacco consente di tutelare circa cinquantamila posti di #lavoro lungo la filiera in un momento di difficoltà economica ed occupazionale determinata dall’emergenza Covid. E’ quanto afferma il vicepresidente della #coldiretti #gennaromasiello nel sottolineare l’importanza della firma dell’intesa tra Philip Morris Italia e Ministero delle Politiche agricole per garantire per 5 anni l’acquisto di tabacco italiano. Il sistema tabacchicolo – sottolinea la #coldiretti - sta vivendo infatti difficoltà determinate dalle limitazioni dovuti ai contagi da Covid-19 con la minor disponibilità di manodopera e l’incremento dei costi di produzione e organizzativi cui spesso il mercato non garantisce un’adeguata remunerazione. In questi ultimi mesi – continua la #coldiretti - sono cresciuti i costi di produzione e le avversità metereologiche si sono tradotte in un’ulteriore perdita sul fronte delle produzioni.  Un pericolo per un settore in cui dal 2000 ad oggi la produzione nazionale di foglie di tabacco – spiega #coldiretti – si è ridotta del 59%, con la scomparsa di quasi 71 milioni di chili di prodotto. Un vero e proprio tsunami al quale è sopravvissuta appena un’azienda su dieci, secondo uno studio di Ont – Organizzazione Nazionale Tabacco Italia. Il trend – denuncia la #coldiretti - mette a rischio il primato europeo dell’Italia, primo produttore della Ue con 14.000 ettari e con esso una storica eccellenza del Made in Italy che in molte aree contribuisce in maniera importante all’economia e all’occupazione. Di fronte alla incertezza generata dall’emergenza Covid sul piano economico ed occupazionale e importante – conclude Masiello – è quindi importante investire sull’agricoltura nazionale realizzando rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Italy e garantiscano la sostenibilità della produzione in Italia con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo” e sostenibile”.