Cookie Consent by Free Privacy Policy website Smart Cities: il futuro delle città nell’intelligenza artificiale
aprile 28, 2021 - Stati Generali “NUOVO” Mondo Lavoro

Smart Cities: il futuro delle città nell’intelligenza artificiale

Il 55% della popolazione mondiale – 4,2 miliardi di persone –
oggi abita in aree urbane. Le città generano l’80% del Pil e sono responsabili del 70% delle emissioni globali. Un fenomeno in espansione: nel 2050
2/3 della popolazione mondiale vivrà in città.

La smart city si configura come l’unica soluzione in grado di disaccoppiare 
crescita economica e impatto ambientale, favorendo l’una e riducendo drasticamente l’altra.
Grazie anche al supporto delle università, di associazioni di stakeholder
e alla nascita di nuove figure lavorative.
Ne hanno discusso ieri, 27 aprile, Adriano Bisello, Stefano Landi,
Daniele Russolillo, Fabrizio Dughiero e Giovanni Baldassarri, protagonisti
del secondo incontro degli Stati Generali “NUOVO” Mondo Lavoro,
evento realizzato con il patrocinio dell’Università di Padova,

in programma fino a venerdì 30 aprile. 

Torino, 28 aprile 2021_Partiamo da alcuni numeri per comprendere il fenomeno urbano.
Come spiega Adriano Bisello, ricercatore specializzato nei temi smart city ed energia di Eurac Research, centro privato di ricerca applicata a vocazione europeista: «Oggi il 55% della popolazione – 4,2 miliardi di persone – abita le aree urbane. Il 2% del pianeta è occupato dalle città, che generano l’80% è il Pil e sono responsabili del 70% delle emissioni. Un fenomeno in espansione, tanto che nel 2050 2/3 della popolazione vivrà in città. La metropoli è una medaglia dalla doppia faccia: motore di economia e innovazione, luogo di esasperazione, di sofferenza ecologica, ma anche di diseguaglianza sociale e precarietà. La città è il più grande problema e la più grande risorsa della contemporaneità. È un enorme stock edilizio, cresciuto anche in maniera disordinata e quindi anche con grandi margini di miglioramento. La città del #futuro è una città di progetti di innovazione. Un esempio virtuoso è il progetto Stardust, partito nel 2017, che nei prossimi cinque anni porterà Trento a diventare un modello europeo di città smart: altamente efficiente e intelligente grazie all'implementazione di nuove tecnologie e orientata ai bisogni dei cittadini». 

«Dobbiamo ripensare la cultura post illuminista con un ritorno all’approccio rinascimentale, dove l’unione delle competenze e l’atteggiamento olistico verso la conoscenza scientifica possono avere nell’intelligenza artificiale un grande alleato»: ne è convinto Daniele Russolillo, COO e Deputy CEO presso Planet Holding Ltd, capogruppo londinese di Planet Smart City, gruppo specializzato nel settore dell’edilizia abitativa smart che progetta e sviluppa distretti sostenibili e a prezzi accessibili nei Paesi a più alto deficit abitativo o nelle aree da riqualificare. «Grazie all’IA si può creare una sinergia tra le conoscenze e una interdisciplinarità funzionale. L’obiettivo principale deve essere quello di disaccoppiare crescita economica (80% PIL) e impatto ambientale (70%). Questa è la grande sfida che solo il paradigma smart city può vincere. Pensiamo la città smart come un organismo a tre strati: la base, fatta di infrastrutture di tipo tradizionale o smart, un livello intermedio dove la piattaforma urbana è il luogo di raccolta, analisi e restituzione dei dati, e l’ultimo stadio, quello dei servizi smart.

Solo il 30% delle 85 città maggiori città europee si avvicina oggi allo strato centrale di questa struttura, c’è quindi ancora molto da poter fare». 

Stefano Landi, Managing Director Smart Communities - IoT Verizon aggiunge:

«Non parliamo solo di smart city, ma di smart community, non solo città, quindi, ma anche di strutture molto diverse come stadi, aeroporti e altro. Le principali aree di intervento quando si parla di smart city o di smart community sono quelle della sostenibilità e dell’efficienza energetica, della sicurezza e dei trasporti smart: ci focalizziamo su questi dipartimenti ben specifici per introdurre soluzioni end-to-end di concreto supporto ai problemi delle città. Dall’inizio della nostra attività abbiamo capito che le videocamere erano uno dei sensori più rilevanti per fornire alla città informazioni finalizzate anche a prendere decisioni significative. Abbiamo subito compreso anche l’importanza di avere numerosi ingegneri interni specializzati in computer science e computer analytics, in grado quindi di ottimizzare in continuazione gli algoritmi per essere molto flessibili e responsive nella risoluzione di problemi specifici. Non possiamo parlare di smart cities senza citare l’importanza del 5G: core business di Verizon, che ha investito 66 miliardi negli ultimi anni in infrastrutture 5G. O anche delle PPP Public Private Partnerships. Oggi non c’è sindaco che non vorrebbe una città smart, il problema sono sempre i finanziamenti. Il 70% dei progetti che abbiamo concluso sono stati realizzati grazie alle PPP. Ricordo, infine, che quello delle smart city è un settore in enorme espansione non solo nel privato ma anche nel pubblico. Stanno nascendo nuove figure, come quelle dello Smart City Lead, che aiuta le città capire cosa significa essere smart e che ha funzioni di coordinamento tra i diversi dipartimenti/silos che necessitano di un approccio di gestione olistico. Per chi cerca lavoro si aprono importanti opportunità». 

Il ruolo dell’università come parte di un ecosistema attivo nella formazione delle città e dei cittadini del #futuro è stato al centro dell’intervento di Fabrizio Dughiero, prorettore al trasferimento tecnologico e ai rapporti con le imprese dell’Università di Padova. «L’intelligenza novecentesca, basata su silos di competenze e di conoscenze specialistiche, non è più sufficiente oggi per formare i lavoratori e i cittadini di domani. Nel #futuro, sono convinto, ci sarà più spazio per la creatività che per la conoscenza. Questa si troverà dappertutto, la creatività invece sarà una competenza fondamentale (e non una dote innata come si crede) che sarà possibile apprendere attraverso la contaminazione dei saperi. Oltre a una formazione trasversale di questo tipo, l’università può dare anche un contributo a livello di sperimentazione. Ad esempio, a Padova, abbiamo dato vita a un bilancio della sostenibilità, con cui analizziamo come la mobilità influenza il benessere interno al nostro ateneo ma anche esterno, di tutti i cittadini. Efficienza energetica, IOT e #intelligenzaartificiale saranno i temi dei prossimi anni. Che debbono compenetrarsi, mescolarsi. Non può esserci efficienza senza monitoraggio e rielaborazione dei dati. C’è tantissimo da fare per i nostri edifici. Tutto questo fa parte di un approccio diverso delle università verso il territorio: all’interno del suo ecosistema l’università deve essere un luogo a servizio di tutti, cittadini e aziende. La conoscenza generata all’interno deve essere a disposizione della società e delle imprese, per contribuire alla creazione di nuove città e nuovi cittadini».  

Giovanni Baldassarri presidente di Istituto EuropIA.it, associazione senza scopo di lucro nata in Francia e presente da poco in Italia con l’obiettivo di unire i principali stakeholder operanti nel settore dell’Intelligenza Artificiale: «L'Italia vanta numerose eccellenze nell'ambito della ricerca, dello sviluppo e della commercializzazione dell'Intelligenza Artificiale. Si tratta spesso, però, di piccole realtà poco connesse tra di loro, cosa che impedisce al settore dell'IA di raggiungere la massa critica necessaria non solo per competere a livello internazionale, ma anche per rendere gli imprenditori, i ricercatori e gli studenti consapevoli di cosa sia l'Intelligenza Artificiale e del perché possa essere un tema di loro interesse.  

Per rendere l'Italia – e a tendere l'Europa – un territorio competitivo per lo sviluppo e la diffusione di queste nuove tecnologie, abbiamo deciso di unire tutti i principali stakeholder dell'IA, dalle aziende alle Università, in un'unica associazione: l'Istituto EuropIA.it». Baldassarri pone l’accento sulla necessità di un approccio etico all’IA, incentrato sulle reali esigenze degli esseri umani. Non una sostituzione delle capacità umane, ma un porsi in esaltazione delle caratteristiche distintive che nobilitano davvero il lavoro dell’uomo. Tra gli obiettivi dell’Istituto, anche quello di far leva sui professionisti coinvolti per chiedere loro cosa si aspettano dal Governo per rendere l’Italia un paese competitivo nel settore. E non solo. Oltre alla presenza in Francia, EuropIA sta aprendo una sede a Bruxelles per essere vicina al Parlamento Europeo. L’iniziativa si sta configurando come un vero e proprio progetto europeo, finalizzato a rendere l’Europa un centro strategico nel campo dell’IA.

Gli Stati Generali “NUOVO” Mondo Lavoro sono parte degli Stati Generali Mondo Lavoro, un format nato nel 2019 con l’obiettivo di mettere in rete tutti gli attori appartenenti a settori chiave del lavoro e dell’economia in Italia. Gli Stati Generali si avvalgono della competenza di un Comitato tecnico-scientifico che comprende 7 ex ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali della Repubblica Italiana: Nunzia Catalfo, Tiziano Treu, Cesare Salvi, Roberto Maroni, Cesare Damiano, Maurizio Sacconi ed Elsa Fornero. In un anno complesso come il 2020, questa piattaforma unica in Italia è riuscita a coinvolgere in 54 eventi, 285 relatori e un pubblico di oltre 23.700 partecipanti. Dieci i temi affrontati nel corso del 2021: la Montagna, i Trasporti, il Turismo, le Startup, il Mare, la Cultura, l’Architectural-Design, lo Sport e l’Italia, l’Agrifood, il settore Aerospaziale e Corporate Inclusion Awards.