A Parco Dora in mostra pani, legumi, frutta secca e spontanea da tutto il mondo
Slow #food lavora da oltre trent’anni per garantire un cibo buono, pulito e giusto per tutti e lo fa attraverso progetti, azioni ed eventi che rispondono ai tre pilastri attorno a cui è costruita. Il primo di questi pilastri è la tutela della biodiversità.
Slow #food e la tutela della biodiversità
Spiegarla in due parole sarebbe piuttosto riduttivo, ma a chi ce lo chiede ci piace definirla come la più grande ricchezza del nostro pianeta. Una ricchezza che non ha a che vedere con il denaro e con l’opulenza, bensì con la vita: biodiversità è l’insieme di ciò che è vivente e di tutto quello che riguarda ciò che sulla Terra è vivo. Un po’ vago, non trovate? Allora restringiamo il campo: Slow #food si occupa di alimentazione, il che aiuta a inquadrare meglio ciò di cui parliamo.
Biodiversità è quindi l’essere umano e la sua cultura gastronomica, le sue tradizioni, le pratiche agricole e di allevamento affinate in migliaia di anni. Biodiversità è anche il mondo vegetale: quello che coltiviamo per essere mangiato e quello che portiamo in tavola senza che l’uomo lo abbia coltivato – erbe, piante, bacche spontanee –, ma anche il mondo vegetativo che non consumiamo, ma che è indispensabile per far funzionare al meglio l’agricoltura e gli ecosistemi. Un esempio per tutti: cespugli, prati, alberi che con il loro nettare attirano le api per impollinare i fiori delle piante coltivate.
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