Il presidente della Federazione Vitivinicola, Colpizzi: "Aziende senza liquidità e per i prestiti con il #vino in garanzia mancano i regolamenti ministeriali attuativi"
Firenze, 20 agosto 2020 - Un'altra annata buona, possiamo anche azzardare a dire ottima, anche se dipenderà dall'andamento climatico dei prossimi 40 giorni, con una produzione inferiore del 10% rispetto allo scorso anno. La vendemmia è già iniziata per alcune varietà precoci e i primi segnali sono positivi. "La temperatura e le piogge sono state regolari e hanno favorito la buona maturazione delle uve. Non abbiamo riscontrato stress fisiologici, direi che le premesse sono più che positive", spiega Francesco Colpizzi, presidente della Federazione Vitivinicola di #confagricolturatoscana.
Se nelle vigne la situazione va avanti con ottimismo, la situazione economica delle aziende è invece preoccupante. "Il problema principale è la liquidità delle aziende- spiega Colpizzi - Nel decreto Cura Italia è prevista una forma di finanziamento che mette a garanzia i vini presenti in cantina. Lo strumento ci sembrava finalmente snello e intelligente, ma fa rabbia che gli uffici ministeriali non abbiano emanato i decreti attuativi a distanza di mesi, rendendo di fatto la misura inutile. Una beffa che sta danneggiando tantissime aziende". A subire i colpi del lockdown sono soprattutto le attività che non lavorano con la grande distribuzione, ma con ristoranti e locali che hanno azzerato le vendite nei periodi da marzo a maggio e che tuttora sono in difficoltà nelle città d'arte. Da giugno però si registrano segnali di ripresa, con aumenti delle vendite vicine al 30% che non compensano le perdite sofferte, ma lasciano sperare positivamente. "Ma è un anno particolare, il cui andamento sarà valutabile solo alla fine considerato il clima di incertezza. Di certo - aggiunge Colpizzi - la decisione degli Usa di non introdurre i dazi per i vini italiani è stata più che positiva, considerando che la #toscana esporta circa il 30% dei suoi vini negli Stati Uniti"
Ciò che non cambia mai, sono i danni da ungulati. "Ormai non parliamo più di emergenza, ma di danno strutturale con cui gli agricoltori devono fare i conti ogni anno. Manca la volontà politica di risolvere il problema e questo vuoto colpevole costa ogni anno anche un decimo della produzione. E' necessario intervenire, non sappiamo più come dirlo all'amministrazione regionale"
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